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Gestire il verde urbano con i dati satellitari

16.01.24

Oggi metà della popolazione mondiale vive nei centri urbani e si stima che nel 2050 la percentuale crescerà al 70%: l’urbanizzazione sempre più spinta, una crescita disarmonica dei centri urbani e gli impatti del cambiamento climatico possono esporre le comunità cittadine ad una maggiore fragilità e vulnerabilità.

Tra i 17 Sustainable Development Goals dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, l’obiettivo 11 è proprio dedicato alle città: “Make cities and human settlements inclusive, safe, resilient and sustainable”.

Per raggiungere questo obiettivo, le città dovranno attrezzarsi per proteggere le categorie più fragili, stimolare una maggiore inclusione sociale ed economica, mitigare gli effetti del climate change (basti pensare, ad esempio, alle sempre più frequenti ondate di calore estive) e favorire una maggiore sostenibilità ambientale.

Sicuramente, uno degli asset da preservare e valorizzare è quello degli spazi verdi urbani. I parchi cittadini sono indispensabili per favorire la socializzazione, migliorano la salute mentale, incoraggiano stili di vita sani, e una loro maggiore diffusione può rallentare il consumo del suolo. Relativamente ai rischi del cambiamento climatico, possono attenuare l’impatto di fenomeni estremi e migliorare la qualità dell’aria.

 

Partendo da questi presupposti, insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari  (DISAFA) dell’Università di Torino, abbiamo provato ad analizzare lo stato delle aree verdi di Torino, utilizzando le informazioni del servizio Copernicus Land Monitoring Service (CLMS) dell’Unione Europea. In particolare, abbiamo correlato nella nostra analisi i dati High Resolution Vegetation Phenology Parameters (HR-VPP), derivanti dalle immagini satellitari Sentinel-2 per valutare la stagionalità della vegetazione torinese.

La nostra analisi si è concentrata sulla macrofenologia delle aree verdi negli anni 2018, 2019 e 2020 con riferimento al nuovo dataset open HR-VPP di CLMS. Il tipo di vegetazione, dedotto con riferimento alla carta tecnica ufficiale BDTRE 2019 della Regione Piemonte, è stato considerato e messo in relazione con la corrispondente macrofenologia utilizzando un numero limitato di metriche dal dataset HR-VPP.

I risultati sono interessanti: il 50% delle aree verdi di Torino possono ritenersi stabili. Andando nel dettaglio, si è scoperto che la maggior parte di esse ha un “Lenght of Season (LOS)” più lungo, probabilmente grazie ad una gestione efficiente da parte del Comune di Torino. Anche la vegetazione boschiva sulle colline di Torino sono apparse stabili e particolarmente produttive di biomassa.

 

 

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Foto di Luca da Pixabay

Partendo da questi presupposti, insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari  (DISAFA) dell’Università di Torino, abbiamo provato ad analizzare lo stato delle aree verdi di Torino, utilizzando le informazioni del servizio Copernicus Land Monitoring Service (CLMS) dell’Unione Europea. In particolare, abbiamo correlato nella nostra analisi i dati High Resolution Vegetation Phenology Parameters (HR-VPP), derivanti dalle immagini satellitari Sentinel-2 per valutare la stagionalità della vegetazione torinese.

La nostra analisi si è concentrata sulla macrofenologia delle aree verdi negli anni 2018, 2019 e 2020 con riferimento al nuovo dataset open HR-VPP di CLMS. Il tipo di vegetazione, dedotto con riferimento alla carta tecnica ufficiale BDTRE 2019 della Regione Piemonte, è stato considerato e messo in relazione con la corrispondente macrofenologia utilizzando un numero limitato di metriche dal dataset HR-VPP.

In conclusione, i dati satellitari ci hanno permesso di comprendere le classi di vegetazione presenti in città e la loro distribuzione. In secondo luogo, è stato possibile individuare lo stato di salute del verde urbano. E il confronto con i dati degli anni passati, ci ha permesso di rilevarne i cambiamenti.

La metodologia utilizzata in questo studio può essere particolarmente interessante e utile per le amministrazioni comunali e per gli urbanisti per valutare e decidere la migliore gestione del verde urbano.

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@ Ithaca Srl / DISAFA

I risultati sono interessanti: il 50% delle aree verdi di Torino possono ritenersi stabili. Andando nel dettaglio, si è scoperto che la maggior parte di esse ha un “Lenght of Season (LOS)” più lungo, probabilmente grazie ad una gestione efficiente da parte del Comune di Torino. Anche la vegetazione boschiva sulle colline di Torino sono apparse stabili e particolarmente produttive di biomassa.

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@ Ithaca Srl / DISAFA

In conclusione, i dati satellitari ci hanno permesso di comprendere le classi di vegetazione presenti in città e la loro distribuzione. In secondo luogo, è stato possibile individuare lo stato di salute del verde urbano. E il confronto con i dati degli anni passati, ci ha permesso di rilevarne i cambiamenti.

La metodologia utilizzata in questo studio può essere particolarmente interessante e utile per le amministrazioni comunali e per gli urbanisti per valutare e decidere la migliore gestione del verde urbano.